Focolare – Nicola Di Giorgio


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Artista:

Nicola Di Giorgio

A cura di:

Andrea Tinterri

Inaugurazione:

mercoledì 15 ottobre 2025 dalle 18 presso Adiacenze

Incontro:

mercoledì 29 ottobre 2025 dalle 17:30 presso MAMbo Bologna

Sede:

Adiacenze, Vicolo Spirito Santo 1/B, Bologna

Periodo:

15-31/10/2025


Orari:

mar-sab, 16-20


Il progetto è sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

INFO: info@adiacenze.it

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Il 15 ottobre, negli spazi di Adiacenze a Bologna, inaugura la mostra Focolare, di Nicola Di Giorgio, curata da Andrea Tinterri.
La mostra è il risultato di una residenza a Cadaqués (Spagna) legata al progetto “L’ultimo respiro del corpo nel pensiero dei mondi, caduto tra le mani del fato sottratto” (2023-ongoing), sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

La ricerca si propone come sguardo sul paesaggio, sull’opera e sulla Casa Museo Salvador Dalì, individuando nella morte e nella fragilità un minimo comun denominatore, grazie al quale abitare lo spazio espositivo, trasformandolo in un’unica installazione dove l’alto e il basso, la superficie e il sottosuolo risultano territori conseguenziali.

Solo due opere occupano la prima sala espositiva, una fotografia a parete e un faldone di fogli color avorio poggiato a terra. L’immagine fotografica restituisce uno scorcio dell’interno dello studio di Dalì a Cadaqués: una scultura bianca con un drappo rosso sulla spalla e la mano a reggere un tubo da cui potrebbe uscire musica o un semplice suono, e il volto parzialmente mascherato da una maglia metallica. Uno specchio convesso, si propone come confine dell’immagine, il simbolo di una realtà che può essere modificata, riscritta e cedere al sogno. La fotografia, corredata da una cornice disegnata e costruita dallo stesso Di Giorgio insieme ad un artigiano di Cadaqués, esplora la dimensione surreale della ricerca dell’artista catalano ma concedendosi la possibilità di modificare lo spazio del reale. Infatti Nicola Di Giorgio interviene sul negativo digitale correggendo e rielaborando l’immagine originaria. Quello che interessa non è la pedissequa restituzione di un ambiente domestico, ma la capacità di mediare tra due corpi e due ricerche distanti nel tempo e trovare un possibile approdo condiviso. Il tema della morte e dell’immortalità accompagna buona parte della produzione di Salvador Dalì, ossessionando la sua stessa esistenza. Anche per Di Giorgio la morte condiziona la ricerca, diventando uno stimolo di approfondimento e meditazione. Ma, per quest’ultimo, la morte non è negazione, ma parte di una ciclicità biologica e spirituale: accettazione e comprensione. Questo confronto muto, fatto di immagini e rimandi, si manifesta nelle pagine di un faldone appoggiato a terra e ricoperto da un foglio trasparente di plexiglass spesso 2 cm. È il diario, La soglia delle cose, di Nicola Di Giorgio scritto durante la residenza, pagine intime a cui il pubblico non può accedere, ma indispensabili alla corrispondenza diretta tra immagine e pensiero, tra l’eredità di Dalì e l’artista italiano. Una conversazione impossibile se non nella dimensione del sogno o della morte. Ed è proprio questa sospensione che travalica la contingenza del presente, ad essere evocata dal suono che armonizza i due spazi di Adiacenze: il piano terra e il sottosuolo. Per l’occasione Di Giorgio ha lavorato con il compositore cileno-spagnolo Manuel Contreras Vázquez, pensando all’ultimo suono prima della morte, all’ultimo ascolto possibile, un’ipotesi, un’illusione che abita lo spazio. Una traccia che prende forma nel seminterrato e sale in superficie come fosse un eco lontano, di cui non conosciamo la fonte.
Il pubblico, attraverso una scala a chiocciola, può scendere, farsi accompagnare dalla musica e accedere all’installazione che chiude l’intera ricerca. Sette fragili sfere in ceramica occupano l’intera stanza, una reminiscenza del golfo di Cadaqués, in cui una cospicua serie di boe segna l’orizzonte. Un’installazione che, anche in questo caso, non si limita a riproporre il ricordo, ma rielabora il paesaggio in chiave metaforica. Le sfere rimandano all’unicità dell’artista, ad un arcipelago di pezzi unici, alla fragilità di esperienze umane che si fanno ricerca. Ma al contempo evocano una forma archetipica che spesso compare nelle opere di Salvador Dalì (Galatea delle sfere, Il sentiero dei mestieri, ...): sfere che rimandano agli atomi di cui ogni cosa si compone, particelle fatte di pittura che non si toccano e galleggiano sulla tela. La mostra, come spesso accade nella ricerca di Nicola Di Giorgio, si articola su diversi piani, ognuno dei quali conduce lo spettatore ad un diverso capitolo, come se fosse un percorso iniziatico, tappe di un ecosistema visivo impossibile da sintetizzare.

In occasione della mostra, si terrà martedì 29 ottobre alle ore 17.30 un incontro presso il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Alla presenza dell’artista, del curatore Andrea Tinterri e del direttore Lorenzo Balbi, verranno approfonditi — in conversazione con il pubblico — la genesi e i nuclei centrali della ricerca, che affronta il vuoto, la persistenza del pensiero, la perdita del corpo dell’artista e la Ragione Primaria che muove, l’artista stesso, verso la propria ricerca. L’incontro sarà anche l’occasione per l’interpretazione di alcuni brani del diario La soglia delle cose, affidata alla voce dell’attore Silvio Castiglioni.

BIO
Nicola Di Giorgio (Palermo, 1994) è un artista che vive e lavora tra Milano e Palermo. Dopo il Diploma Accademico di I livello in Design Grafico conseguito presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo (2019), si specializza in Fotografia all’ISIA di Urbino (2022).
Il nucleo della sua ricerca, tra il 2018 e il 2019, è la relazione tra il paesaggio urbano e l'abitare la sfera pubblica e privata nella società contemporanea. Contestualmente conduce uno studio teorico sull’origine e sull'evoluzione del termine paesaggio in relazione alla fotografia. Prosegue la sua ricerca con un approccio analitico interdisciplinare per indagare il contemporaneo sotto il profilo scientifico, socioculturale e formale e tra il 2020 e il 2023, realizza i progetti 1000008988 e Calcestruzzo. In quest’ultimo desume la correlazione tra arte e scienze, conscio e inconscio, immagine e scrittura. A queste metodologie affianca il collezionismo e l'utilizzo dell'archivio come pratiche artistiche e tassonomiche di ricerca.
Nel 2022 è vincitore del Premio Graziadei per la Fotografia (VIII edizione), promosso in collaborazione con il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, e finalista al Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee. La sua ricerca è selezionata nel 2023 da Futures Photography, programma europeo promosso da CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia di Torino. Dal 2021 al 2023 è studio manager di Francesco Jodice e nel 2023 co-docente nel Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive e Studi Curatoriali diretto da Marco Scotini presso la NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Nel 2024 è invitato in residenza alla Villa Arson (Nizza) nell’ambito del progetto Nuovo Grand Tour, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea, in collaborazione con l’Institut Français e l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi; nello stesso anno è vincitore del bando Strategia Fotografia, promosso dalla stessa Direzione Generale del Ministero della Cultura, con una borsa per il sostegno e la promozione dei talenti della fotografia all’estero. Attualmente è docente presso LABA Brescia e Spazio Labo’ a Bologna. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private.