Fu desiderio che infine prende forma in un corpo – Sara Lorusso e Adelisa Selimbasic


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Inaugurazione:

giovedì 22 settembre 2022, dalle ore 18

Artiste:

Sara Lorusso e Adelisa Selimbasic

Sede:

Adiacenze, Vicolo Spirito Santo 1/b, Bologna

A cura di:

Laura Rositani e Adiacenze

Periodo:

dal 22 settembre al 27 ottobre 2022

Orari:

mar-sab, 16.00-20.00

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Giovedì 22 settembre inaugura negli spazi di Adiacenze la mostra “Fu desiderio che infine prende forma in un corpo” delle artiste Adelisa Selimbasic e Sara Lorusso, a cura di Laura Rositani e Adiacenze.
Il titolo è un verso tratto da "Non sempre ricordano” di Patrizia Vicinelli e vuole essere un omaggio alla poetessa e attrice bolognese, struggente nelle sue performances e dall’esistenza aggrovigliata. Il riferimento a Vicinelli non è tanto legato alla sua pratica poetica ma più alla necessità di evadere da regole stilistiche consuete per tradurre un’esigenza fisica e vocale che scombina i piani temporali. Frantumare la sintassi e ricomporla dando accesso ad una dimensione alternativa, a una visione altra.
Adelisa Selimbasic (Malsch Karlsruhe, Germania, 1996) e Sara Lorusso (Bologna, 1995) seguono lo stesso processo di scomposizione e restituzione di una visione frantumata che evade dall’ordinario e ci riconsegnano una realtà fatta di cut-ups, di dettagli perturbanti. Sono i particolari dei corpi femminili che ci consentono di ridisegnare utopiche oasi del desiderio. Le linee che delimitano i dettagli dei corpi diventano scenari quasi paesaggistici da ripercorrere con lo sguardo, da salire e scendere come pendii di panorami sinuosi verso uno spazio ipotetico. In questa cornice di  rapimenti epidermici e flash sinestetici, sfuggenti come il concetto stesso di desiderio, desiderare diventa la strategia per decostruire e ricomporre il costituito, lo standardizzato.
Il desiderio e il corpo sono centrali nelle ricerche di Adelisa Selimbasic e Sara Lorusso che, attraverso il mezzo pittorico e fotografico, ci portano ad un’idea di decolonizzazione del corpo femminile che si libera dagli standard estetici e sociali per emergere e ripartire attraverso derive legate all’erotismo e al perturbante. Allontanarsi dal corpo soggetto per attivare processi di ritorno, significa mettere in discussione il concetto stesso di desiderio che nella nostra società si esprime attraverso la presenza di un oggetto.
Ribaltare il concetto di estetica per lasciare spazio a un’idea di unicità ed identità.